La pesca e l’ecologia

 

Illustrazione Lacaze-Duthiers "La natura del corallo"
Illustrazione Lacaze-Duthiers “La natura del corallo”

La ricerca del corallo veniva effettuata con piccole barche lungo le coste del Mar Mediterraneo dalla  Francia all’Algeria, fornite di un utensile in legno di quercia o rovere, a forma di croce di S.Andrea detto “ingegno”alle cui estremità erano agganciati filamenti di rete atti a sradicare i rametti lungo la scogliera. Esso era collocato sul ponte posteriore ed affondato da una pesante pietra.

Quando l’ingegno si incagliava, i pescatori dalla barca, con la sola forza delle braccia, cercavano di liberarlo calandogli lungo il cavo il pesante “tortano”, un disco di ferro di oltre un quintale di peso, con il quale cercavano di fare leva sull’ingegno imprigionato nello scoglio.

La convinzione che il corallo fosse una pianta marina perdurò fino al XVII Secolo. Il primo ad assegnarlo al mondo animale fu lo speziale erudito e naturalista Diacinto Cestoni come attesta una lettera da lui inviata da Livorno al dottor Vallisneri il 3 Settembre 1717, ma la  scoperta fu poi attribuita a Peyssonel, chirurgo della marina francese e discepolo del Marsili. La bottega del Cestoni fu spesso visitata dal granduca Cosimo III De’ Medici che, motu proprio, lo nominò protospeziale. A metà del 1800 il governo francese incaricò il naturalista Lacaze-Duthiers di studiare la natura del corallo caratterizzando la natura biologica dei polipi associati in colonie, costruttori del corallo e definendone il ciclo evolutivo.